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Marco Cruciani

Marco Cruciani

Pensieri in libertà


Omar

Pubblicato da Marco Cruciani su 18 Marzo 2014, 09:35am

Omar

Febbraio 2001. La cronaca irrompe nelle nostre case con una deflagrazione talmente potente, da lasciarci senza parole. Delitto di Novi Ligure. Passerà alla storia con questa etichetta, destinata a ripetersi fin troppo negli anni successivi, per altre città e per altre tragedie. Ci sfiora, quasi toccandoci, come accade solo quando conosci qualcuno dei protagonisti. Il marito e padre delle vittime del delitto è un dirigente della Pernigotti. Il caso vuole che in quegli anni l’azienda in cui lavoro acquisisca come cliente proprio il colosso dolciario piemontese, e così tocchi a me sviluppare il software per la gestione del deposito di Novi Ligure. Una bella occasione professionale. E così la città che ha dato i natali al ciclista Costante Girardengo diventa un luogo familiare, di lavoro, di incontri, anche con quell’uomo che finirà dentro quell’inferno, in cui lo trascinano due ragazzi. Uno di questi si chiama Omar. C’è un filo sottile ma significativo che ci lega a quel nome. Proprio in quel periodo, nel microcosmo di abitazioni in cui viviamo, arriva un cucciolo (definizione a suo modo curiosa per un soggetto che, essendo un incrocio tra un alano ed un pastore tedesco, già “da piccolo”, fa la sua discreta figura…). Quel nome, che in quel periodo ci porta inevitabilmente a pensare alla cronaca, diventerà familiare per altri motivi. Chissà, forse per una sorta di “redenzione terrena”, da “odioso”, quello, diventa invece un nome da amare… E’ arrivato Omar. Che non ci metterà molto a diventare il gigante che è destinato ad essere. Una presenza fisica importante e rassicurante, come quella che solo un gigante può trasmettere. E’ un gigante buono, che instaura un rapporto speciale con chi lo circonda. Rapporto anche fisico, da gestire con la dovuta attenzione vista la stazza del soggetto: un suo “abbraccio” può essere davvero, davvero travolgente ! Omar è un guardiano attento, uno di quelli di cui avere sempre fiducia, che saprà sempre cosa fare e soprattutto quando farlo. Dal quel febbraio 2001, parecchia acqua è passata sotto i ponti. Tredici anni, per un animale la cui vita media varia tra i sei e gli otto. Una bella fetta di strada percorsa insieme al gigante Omar. A volte ci domandiamo cosa riusciremo mai a trasmettere ai nostri figli… Abbiamo capito una volta di più che, per “certe lezioni”, non servono parole. L’amore, il rispetto, l’affetto per le forme di vita che ci circondano puoi farlo capire solo vivendolo, solo col tuo modo di essere. E’ una partita che si vince solo con la verità dei gesti concreti, sinceri, con l’esempio… Se mai Omar avesse potuto capire cosa significavano ieri certe lacrime e certi sguardi smarriti, avrebbe capito che stavano dicendo: ti vogliamo bene e ci dispiace infinitamente per il dolore che ti accompagna in questo momento. Ieri sera è successa una cosa strana, che non mi vergogno a raccontare. Ho sentito Omar abbaiare. Era la sua solita “voce”. Quella di un gigante buono, fiero e nobile. Forse era il suo modo di dirci: “E’ tutto a posto, va tutto bene”. O forse, era solo… un dolce arrivederci…

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