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Marco Cruciani

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Pensieri in libertà


Tie-break e dintorni

Pubblicato da Marco Cruciani su 27 Settembre 2016, 13:30pm

Tie-break e dintorni

Sono passati tredici anni, mica tantissimi in fondo. Eppure sembra un secolo. L’11 maggio del 2003 sembra appartenere quasi ad un’altra vita. Domenica 11 maggio 2003, ore 18 e 45. Chi può è al Palasport “Stefano dal Lago” di Novara. Gli altri, parecchi altri, sono all’Evangelisti, dove la società ha allestito un maxischermo per gustarsela insieme… la partita che vale lo scudetto. La finale scudetto della stagione 2002-2003 se la giocano la Despar Perugia e l’Asystel Novara. Due grandi protagoniste di quella stagione. Perugia ha già vinto la Coppa Italia, Novara la Coppa Cev. Perugia ha vinto la regular season, Novara ha chiuso al terzo posto. La finale scudetto, dopo le prime due partite, sembra senza storia. La Despar ha vinto in poco più di un’ora gara uno, a Novara: un 3 a 0 in scioltezza con Tai Aguero e Dorota Swieniewicz protagoniste (18 e 17 punti a testa). In gara due, all’Evangelisti, il copione è stato lo stesso. Un altro 3 a 0, un’ora e undici minuti di gioco. Stavolta in doppia cifra va anche Olga Potachova: 11 punti. Sembra finita, sembra fatta. Gara tre si gioca ancora a Perugia. Lo scudetto sembra una formalità. L’Evangelisti, come … nelle migliori tradizioni, è gremito da quasi cinquemila spettatori. Sono lì per il primo storico scudetto delle biancorosse di Massimo Barbolini. Solo che l’Asystel non ci sta. Va avanti 2 a 0 (15-25, 19-25) e manda la Despar all’inferno. Da lì, la divina Kirillova, guida la rimonta ritrovando lucidità e talento. 25-22, 25-16 e si va sul due pari. Un tie-break che vale lo scudetto. Un tie-break in cui Perugia arriva a giocarsi per tre volte il match ball. Ai vantaggi però, grazie alle scatenate Pirv e De Carne, la spunta Novara: 18-20. Decide tutto un errore, quello del capitano della Despar, l'Airone di Varsavia, Dorota Swieniewicz. Doccia fredda per cinquemila. Si torna a Novara, per gara quattro. Una finale “scontata” (ne esiste una ?) è diventata una finale tutta da giocare. Le ragazze guidate da Jenny Lang Ping ci credono. Ottimo il loro impatto su gara quattro: 25-22 e Asystel avanti. Reagisce Perugia, 21-25, uno pari. Terzo set da incubo per la Despar: 25-16, Novara è ad un set da gara cinque. Gioli e compagne non mollano: 21-25. Per la seconda volta consecutiva sarà il tie-break a decidere: se si tornerà a Perugia per la bella o se la faccenda-scudetto si potrà chiudere lì. La Despar parte bene (4-6) ma lo scenario cambia in fretta. Novara pareggia e scappa via: 11-8 prima e poi, soprattutto, 14-11. Tre palle match, tre possibilità per cambiare la storia della finale scudetto. Tanta roba, si dice oggi. Sembra impossibile non portare a casa quel tie-break. 14-11, ci pensate ? Voi che vi “scandalizzate” per un vantaggio 8-3, provate a pensare ad un 14-11. Ma gli ultimi palloni di un tie-break, sono quelli che scottano di più, sono quelli che arrivano dopo oltre due ore di battaglia, quando è più complicato gestire una faccenda bella tosta chiamata “sport di situazione”. Chissà se tanti censori odierni, conoscono il significato di questa locuzione. La pallavolo è sport di situazione per antonomasia. Richiede capacità di adattamento a situazioni che si modificano rapidamente e continuamente. Richiede altissime capacità di percezione e analisi. Capacità di scelta, adattamento, elaborazione, da mettere in pratica in millesimi di secondo, rispetto ad una realtà di gioco mai uguale, diversa in ogni scambio, in una situazione ambientale, per di più, che può complicare il tutto a dismisura. Provate ad essere avanti 14-11 nel tie-break della vita, in una occasione che forse non vi capiterà mai più nella vostra vita di sportivi, e “provate a non vincerlo” quel tie-break. Al Palasport “Stefano dal Lago” sul due pari, Novara è avanti 14-11 e si prepara a ricevere. In battuta, per la Despar, va Simona Gioli, che sarà un po’ come l’Holt che, domenica scorsa, ha chiuso dalla linea dei nove metri la finale di Supercoppa. Con SuperSimo al servizio, Perugia piazza un break di quattro punti a zero. Tre match ball annullati e una palla match conquistata, la palla dello scudetto. Siamo sul 14-15. Sara Anzanello piazza l’attacco della parità: 15-15. Solo se lo giochi, un tie-break così, puoi capire cosa significa. E se lo giochi, un tie-break così, meriti rispetto, comunque vada a finire. 15 pari. Due punti e il lavoro, i sogni, la fatica, i sacrifici di una stagione intera andranno in fumo. Due scambi. Virginie De Carne manda out un attacco, Novara va in bambola e sbaglia anche la gestione del pallone successivo. Perugia è Campione d’Italia. Perugia ha vinto lo Scudetto, il più importante titolo nazionale. “Se vogliamo fare nostro lo scudetto, dobbiamo imparare a correggere gli errori”, disse Massimo Barbolini dopo la sconfitta in gara tre. Imparare dai propri errori e correggere ciò che non ha funzionato. E’ una delle leggi della vita e ancor di più dello sport. Sport che ci insegna ad accettare, a rispettare il verdetto del campo. Dove spesso vince chi è riuscito a gestire meglio la situazione, quella del momento decisivo, quella in cui non ha commesso errori. E per questo ha meritato. Meritano rispetto i verdetti, i vincitori e gli sconfitti. Soprattutto gli sconfitti. Ci sono sconfitti che non hanno avuto una seconda chance. Come certe giocatrici di Novara, che non hanno avuto un’altra chance, un’altra finale scudetto da provare a vincere. Non credo che qualcuno le ricordi come delle “perdenti”. Se siamo sportivi, se abbiamo cultura sportiva, ricordiamo le protagoniste di quella finale scudetto come grandi atlete che hanno cercato in tutti i modi di superarsi sul campo. Sono e resteranno sempre eroi dello sport che più amiamo. Eroi che dopo una sconfitta si rialzano e lavorano per costruirsi un’altra opportunità. E’ questo il bello dello sport. Andarsi a prendere un’altra possibilità. Niente è per sempre. Nemmeno le sconfitte. Rio è già lontana… Abbiamo già dimenticato che Tania Cagnotto ha aspettato la sua quinta olimpiade per conquistare una medaglia. Dopo Sydney, Atene, Pechino, Londra… è andata a prendersi un’altra possibilità. Lei l’ha trovata a Rio. Noi, con i ragazzi che vestono i colori della pallavolo maschile perugina, la troveremo. E quando sarà, ce la gusteremo, come merita solo chi ha visto passare certi treni, sapendo aspettare il suo…

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