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Marco Cruciani

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Pensieri in libertà


Mio figlio è un campione ! Ma, forse, anche no.

Pubblicato da Marco Cruciani su 18 Marzo 2014, 19:30pm

Mio figlio è un campione ! Ma, forse, anche no.

L’ambiente dello sport è da sempre una formidabile metafora della vita quotidiana. Specialmente in ambito giovanile, vi trovi tutti quei meccanismi che ti capita di rivivere anche fuori dalle palestre e dai campi di calcio. In passato, quei mondi, li ho vissuti da dirigente sportivo, osservando e “subendo” certi assurdi comportamenti di genitori un po’ troppo “partecipi” delle vicende agonistiche dei propri pargoli… Oggi che sono da quest’altra parte ho ben chiaro che… i miei figli sono uguali agli altri, hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri dei loro compagni di squadra… Devono rispettare le decisioni del mister e impegnarsi al massimo per meritarsi il posto in squadra o anche solo la possibilità di dimostrare il loro talento, se ne hanno. E l’unica cosa che conta è che si divertano in un ambiente sano. Se avranno la possibilità di emergere buon per loro. La vita è piena di possibilità, di spazi da riempire. L’ambito sportivo può offrirne ma, grazie al cielo, non è l’unico. Lo sport, è comunque metafora e grande campo di allenamento per la vita… Gli stessi meccanismi, valgono anche fuori dal rettangolo di gioco, dal parquet, dalla piscina. Per esempio... a scuola. I nostri figli non appartengono al genere “piccoli geni”, né ci siamo mai preoccupati di spacciarli per tali, visto che non lo sono. Sono ragazzi normali, con le qualità e le difficoltà di tutti gli altri. Sono ragazzi che con l’impegno ed il lavoro quotidiano possono dimostrare tutte le loro qualità. Sanno che anche a scuola c’è un “mister” che decide e che, giuste o sbagliate che siano, devono accettare le sue decisioni. Sta a noi, con l’impegno ed il lavoro, provare a far cambiare le idee che un mister si è fatto su di noi. Noi genitori-spettatori ci auguriamo che tra mister e giocatori ci sia sempre rispetto dei ruoli e rispetto reciproco. Solo nelle occasioni in cui è mancato questo tipo di meccanismo siamo chiamati ad intervenire. Poi nel gruppo-classe-squadra ci sono dinamiche proprie di quel contesto, tra i componenti dello stesso. Ci sono diversi tipi di carattere e di personalità, ci sono diversi modi di vivere il gruppo. Ognuno ha i suoi, ognuno recita diversi ruoli in momenti diversi “della stagione”. Oggi puoi essere il leader, domani sarai il gregario. A noi adulti spetta il compito di fornire gli “strumenti di lettura” a chi, magari ancora alle prime armi, deve far fronte a situazioni ed episodi che portano alle più disparate reazioni emotive… Solo questo. Poi saranno i ragazzi a trovare gli equilibri di squadra, fra loro. A diventare amici o semplici compagni. Sceglieranno loro, dopo essersi annusati ben bene. La nostra idea di fondo resta sempre la stessa. Non abbiamo campioni da mettere in vetrina, non abbiamo geni da far emergere, non abbiamo figli perfetti. Sono ragazzi normali che, a seconda delle loro qualità, troveranno lo spazio che meritano. Abbiamo fiducia nelle loro capacità, facciamo in modo che le esprimano e diamo fiducia a chi deve farle emergere o anche farci capire se, in qualche ambito, non ne hanno. E un’altra cosa ci ha insegnato lo sport: quando “in campo” c’è mio figlio io non devo comportarmi da ultrà. Non portiamo i nostri figli a scuola (o in palestra) mettendoci al collo la sciarpetta con scritto “facci sognare”. Li portiamo in un luogo dove possano iniziare a costruire i loro sogni… Sì, i loro sogni ! A noi, sapere che lavorano per questo, basta e avanza…

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