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Marco Cruciani

Marco Cruciani

Pensieri in libertà


Alla fine del viaggio

Pubblicato da Marco Cruciani su 15 Giugno 2014, 19:33pm

Alla fine del viaggio

Siamo arrivati alla fine del viaggio “edizione 2013/2014”. E’ caduto, per noi, anche l’ultimo pallone di questa lunga stagione e, come è naturale che sia, arriva il momento dei bilanci definitivi. Con una premessa doverosa: grazie di cuore a coloro che, anche in questa stagione, mi hanno dato la possibilità di aggiungere un pizzico della mia professionalità ai loro progetti. Dicevamo, è il momento dei bilanci... Queste righe sono inevitabilmente molto personali e sono soprattutto una sorta di pro-memoria. Perché ciò che si è fatto diventa “traguardo”, ma anche punto di partenza per il futuro, qualunque esso sia. Non dimenticare ciò che è stato, ciò che abbiamo vissuto, aiuterà in maniera determinante a scegliere, se ci sarà l’opportunità di farlo. Questo “pezzo”, che è una sorta di classico, è come un mosaico, le cui tessere si sono aggiunte giorno per giorno, in questi mesi; è una “brutta copia” che correggi strada facendo e che arriva oggi alla stesura finale; è un puzzle che si compone di tutto: di brividi e di ferite, di emozioni e di qualche mal di stomaco. E allora, in sintesi, se dovessi dire che stagione è stata quella che è appena terminata, direi senza ombra di dubbio che è stata una stagione durissima, anche terribile per certi aspetti. Che stare “sul palcoscenico” non è mai facile, ma diventa particolarmente difficile se soprattutto “dietro le quinte” le cose non vanno come vorresti. Questa è stata la parte più complicata, quella che naturalmente non si vede o che possono percepire solo le persone che ti conoscono meglio. E’ stato complicato in alcune occasioni “mettersi in moto” e lavorare con una parvenza di serenità. E' capitato. Troppe volte "per i miei gusti". Ma anche questo finisce nel bagaglio delle esperienze. E’ strano, curioso, ma ho capito che succede questo: c’è una sorta di meccanismo di compensazione nelle cose della vita, almeno nella mia; ogni cosa si paga, ha un prezzo “non facile”. Da una parte grandi esperienze, belle soddisfazioni, diverse cose speciali. Dall’altra, cose che ti addolorano e ti feriscono. E’ davvero una sorta di prezzo da pagare. Non lo paghi volentieri. Lo paghi e basta. Fatta questa doverosa premessa, apro il cassetto dei ricordi e ci trovo… Ci trovo una domenica di dicembre e quel momento incredibile, da film, in cui sono passato dalla postazione del telecronista al tavolo dello speaker. Pazzesco, da brivido ancora oggi. Scendere quei gradoni… è stato un film, davvero. Emozione pura. Nel cassetto dei ricordi ci trovo anche alcune frasi che conserverò… tra gli “oggetti” più cari. Dopo un’altra speakerata all’Evangelisti, una persona che stimo infinitamente mi ha scritto “ieri sera sei stato eccelso...”. Oppure quella di un addetto ai lavori che un pomeriggio, a San Marco, mi ha colpito con questa: “Farsi speakerare da te è il sogno di qualsiasi giocatore”. O quella di una cara persona che ha detto: "...la cosa più bella è stata collaborare con una fantastica persona come te". Tutti un po' esagerati… (un po' tanto !) ma queste le considero autentiche perle, tra i tanti messaggi di stima che ho ricevuto qua e là e di cui ringrazio tutti una volta di più. Grazie poi a quelle giocatrici che si caricano, si motivano, sono addirittura onorate dal sentire che sei il loro spekaer… E’ veramente sorprendente, ogni volta, sentirselo dire… In tutti i casi, è bello sapere che si riesce a trasmettere qualcosa a chi ascolta, a chi gioca… Bellissimo. Teoria della compensazione, del “prezzo da pagare”: sull’altro piatto della bilancia ci metto le critiche (eufemismo…) e gli insulti arrivati da Città di Castello, dopo la telecronaca del derby tra Sir e Altotevere. Esperienza fastidiosa, anche odiosa, che si è trascinata per un bel po' e che tornerà utilissima per il futuro. Anche se “temo” che non mi tapperà la bocca: perché invecchiando si ha meno paura di raccontare e commentare ciò che si vede… Nel cassetto delle cose più belle, poi, c’è il pass della foto. C’è soprattutto andare in trasferta, per una finale scudetto, in un momento straordinario della stagione, a fare una telecronaca… come se tu fossi un telecronista di quelli veri, seri, che lo fanno per mestiere… E invece certe cose incredibili, sono solo il frutto di una passione nata tanti anni fa sui banchi di scuola e coltivata con amore nel tempo. Se poi il risultato risulta accettabile, è perché prima di ogni altra cosa c’è proprio la passione e l’amore per questo bellissimo “non-lavoro” e per la pallavolo ! Infine… Nell’ultima parte della stagione dei Block Devils, dalla mia postazione all’Evangelisti mi è capitato spesso di sporgermi verso la curva… Ecco, questa, è stata in assoluto la cosa più bella, ma bella con la B maiuscola, di questo “campionato”; quella che ti fa dire: ne è valsa la pena, ha avuto un senso anche mandare giù bocconi amari. Dalla mia postazione, mi sporgevo oltre il monitor per cercare i miei in curva… Mia moglie e i miei figli. La magia, assoluta, è stata vivere tutti INSIEME il periodo più bello della stagione, il fatto che tutti abbiamo condiviso le stesse emozioni, scrivendo insieme la stessa favola. Ma, badate bene, insieme, e liberi allo stesso tempo. Io a fare il mio lavoro, la Roby con i suoi nuovi amici, Andry a fare il tifo nel cuore della curva (un posto pieno di persone speciali, assolutamente meravigliose, adulti e ragazzi che ci onoriamo di chiamare Amici…), e Chiara a “giocare” con la sua nuova amichetta di San Giustino. Tutti insieme, ma ognuno con i suoi spazi e la sua libertà. La libertà, quella sana e intelligente, è l’ingrediente fondamentali dei legami più forti. Ognuno deve avere la sua, i suoi momenti, le sue cose. La libertà è rispetto per se stessi e per gli altri. La libertà, è amore. Questa è un’altra grandissima lezione imparata strada facendo. E forse, la libertà, è proprio il tema centrale della stagione. Non ho idea di cosa farò da settembre in poi. Ma, “professionalmente” parlando, arriva il momento in cui senti che devi riprenderti un certo tipo di libertà. Vale più di qualsiasi palcoscenico, di qualsiasi visibilità e di qualsiasi compenso. Un’ultima cosa. La frase più struggente del periodo di cui ho appena parlato, me l’ha regalata proprio mia figlia. Che dopo qualche partita in cui si era “annoiata”, ha fatto amicizia e, insieme a Sara, ha trovato anche lei il suo spazio più piacevole. Dopo l’ultima partita della Sir, Chiara mi ha detto: “Quando anche io trovo una cosa che mi piace, finisce tutto…”. No Chiara, non è finita. Non finisce tutto. E’ solo l’inizio. Abbiamo piantato un seme… Ne avremo cura e ricominceremo esattamente dove lo abbiamo lasciato: proprio lì, dove ritroveremo tutte le persone a cui vogliamo bene. Perché la vita, amore mio, è proprio una grande storia d’amore. E, noi lo sappiamo bene: le storie d’amore, non finiscono e non finiranno mai…

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